Genova, un'Università Svelata

March 20, 2025 00:06:28
Genova, un'Università Svelata
Università Svelate 2025
Genova, un'Università Svelata

Mar 20 2025 | 00:06:28

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Show Notes

Il Prorettore UniGe alla terza missione Fabrizio Benente conclude la mattinata della Giornata Nazionale delle Università.

 

Intervista di: Riccardo Novaro

Montaggio di: Riccardo Novaro

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Episode Transcript

[00:00:00] Speaker A: Unige Radio per Università Svelate. Sono con Fabrizio Benente, prorettore di Unige alla terza missione. Lei ha parlato durante la tavola rotonda di politiche di internazionalizzazione. Può approfondire questo argomento? [00:00:13] Speaker B: Sì. L'Università di Genova in questo momento ha più di 33.000 studenti. Di questi l'11% vengano da fuori Italia. Il 18% vengono da realtà altre regioni d'Italia, non la Liguria. Se noi dobbiamo pensare, se noi vogliamo pensare a dare un futuro a questa università io la posso pensare come un'università che lavora sul mare e sulla blue economy, sulle politiche del mare. La posso pensare come un'università che lavora sul Mediterraneo o meglio come l'università dove si studia la storia del Mediterraneo e la posso pensare come l'università dell'innovazione e allora la piattaforma diventa molto più ampia innovazione tecnologica, sostenibilità ambientale, informatica, robotica. A questo punto l'internazionalizzazione vuol dire proiettare l'Ateneo Genovese su una dimensione che non è locale, non è regionale, non è nazionale, non è mediterranea, ma è semplicemente mondiale. [00:01:11] Speaker A: E mi dà anche l'assist per la prossima domanda perché lei ha parlato dell'impatto dell'Università di Genova diffusa in tutto il territorio ligure. Può dare una panoramica ai nostri ascoltatori l'entità di questo impatto? [00:01:24] Speaker B: Allora, l'impatto si misura attraverso delle metriche, questa è una vecchia ricetta che abbiamo. L'impatto si misura attraverso il numero di studenti che noi riceviamo a Spezia, a Genova, a Savona, a Imperia, ai Giardini Emburi. Si misura attraverso il placement, cioè la capacità dell'università di creare posti di lavoro per questi giovani che comunque fanno un percorso di professionalizzazione e di inserimento nello spazio lavorativo. L'impatto si misura nel modo in come noi riceviamo dall'Europa finanziamenti alla ricerca e quindi nel modo in cui noi sappiamo attirare risorse, sappiamo attirare giovani ricercatori. In questo momento abbiamo 18 borse MeriCurie, abbiamo 10 grandi progetti IRC, parlo di progetti che hanno finanziamenti dai 2 ai 10 milioni di euro. e parlo di progetti che hanno un effetto moltiplicatore, nel senso che se io recepisco un vincitore di IRC, lui poi recluterà ricercatori a tempo determinato, dovrà crearsi un suo staff, sicuramente produrrà ricerca scientifica, produrrà divulgazione, produrrà l'inserimento di giovani in preruolo, che comunque cominceranno un percorso che li potrà portare dentro l'Università di Genova, in altre università europee, E tutto questo è il ruolo primario che noi abbiamo, cioè un ruolo di responsabilità civile, sociale, culturale, economica nei confronti del territorio dove lavoriamo. Se non c'è questo, l'università diventa un luogo chiuso. Se c'è tutto questo, l'università è uno spazio aperto di consapevolezza di cultura e soprattutto di condivisione. [00:03:11] Speaker A: Parliamo della capacità che le nuove generazioni hanno nella mobilità della ricerca, motivata dalla curiosità. Per lei è un valore che va sfruttato dall'università e come nello specifico? [00:03:22] Speaker B: Allora, la curiosità è il motore stesso della ricerca, è il motore principale. Faccio un esempio. In uno dei primi interventi che ho fatto da prorettore, quattro anni e mezzo fa, sono stato invitato da una televisione locale dove c'era una ricca presenza di notabili genovesi e si parlava proprio del lavoro per i giovani e io senza alcun dubbio dissi che da prorettore dell'università io non ho alcun timore, alcuna paura se i nostri giovani escono dalla Liguria dopo essersi laureati l'unico timore che ho è che la Liguria, la nostra realtà, la nostra istituzione non sappia creare la possibilità del rientro Per cui la mobilità è naturale, è l'unico modo per acquisire consapevolezza, conoscenza, saperi, dove i saperi vengono sviluppati. La cosa importante è che ci sia una mobilità in uscita e ci sia una mobilità in rientro e soprattutto nel rientro ci siano delle opportunità, ma non solo per i ragazzi, i giovani, le giovani che sono nati qua, ma anche per quelli che vogliono venire a vivere in questa realtà e venire a sviluppare i saperi qua. Questo è estremamente naturale, la mobilità umana è un fenomeno che dal neolitico in poi ha caratterizzato l'uomo, quindi non deve destare paura. Anche nella mia esperienza di ricercatore, e questo vuol dire 30 anni fa, cioè quando io ero studente, i miei docenti mi hanno spinto con forza a lavorare in Medio Oriente, in Libano, in Israele, in Palestina, in Mongolia interna, in Marocco, cioè era normalissimo muoversi per andare a conoscere cose nuove. Ora qualcuno può dire tu sei un archeologo è naturale che tu abbia fatto questo, ma tutti noi lo facevamo e tutti noi in qualche modo abbiamo costruito una carriera e qualcuno è rientrato, qualcuno sta lavorando in altre università italiane, europee, internazionali. è una cosa molto normale, bisogna però programmarla e progettarla bene. [00:05:18] Speaker A: Parliamo di governance. Com'è cambiata la gestione dell'università sotto l'attuale rettore e quali sono i nuovi punti di forza dell'Università di Genova di oggi che in quella di ieri non c'erano? [00:05:30] Speaker B: Questa è una domanda fatta a un prorettore che può essere insidiosa perché io dovrei rispondere che tutto è molto meglio, tutto è stato fatto molto bene e che tutto è cambiato. In realtà io sono fermamente convinto che l'attuale rettore abbia portato un dinamismo e una capacità di visione che prima era diversa. ha portato uno sguardo nuovo. Lo sguardo nuovo si traduce in esperienze positive, in reazioni che a volte possono essere negative, perché comunque smobilitare, muovere un ambiente come quello ligure genovese non è facile. A volte però lo shock del movimento produce reazioni positive. In molti casi le ha prodotte. C'è ancora molto lavoro da fare. Abbiamo ancora un anno e mezzo davanti. Io sono convinto che alla fine di questa esperienza di sei anni quello che lasceremo in eredità e in memoria sarà molto di più di quello che abbiamo trovato. [00:06:25] Speaker A: Grazie mille. [00:06:26] Speaker B: Grazie a voi.

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